PASSEGGIATA 9
LA SUBURRA
ITINERARIO
Piazza San Martino ai Monti – Via in Selci - Piazza della Suburra – Argiletum (Via Leonina) – Salita dei Borgia – Chiesa di Santa Maria dei Monti – Piazza della Madonna dei Monti – Argiletum (Via Madonna dei Monti) - La Casetta dei Monti – Via Torre dei Conti – Largo Corrado Ricci – Torre dei Conti di Segni -
La Suburra è certamente una delle zone più antiche di Roma. Si trovano sue notizie già nelle cronache della Roma arcaica. Se ne scopre l’esistenza infatti già ai tempi di Servio Tullio che la sceglie come sua residenza e la include nella quarta, della quattro Regioni Romane in cui era divisa allora la città. Si tratta in realtà di una profonda valle compresa fra i colli Esquilino e Viminale che termina ai piedi del Palatino.
Fu da subito una zona malfamata, abitata dagli strati più poveri della popolazione e sede di sale da gioco e bordelli. La sua struttura era formata da insulae che comprendevano palazzi anche di cinque piani. Intorno ad essa, sulle pendici dei colli circostanti, le classi più ricche ed agiate, vivevano in ville che facevano quasi da confine e “baluardo” contro le “infiltrazioni” dei più poveri, relegandoli in un vero e proprio ghetto ante litteram.
Ciò nonostante, nella Suburra abitarono o nacquero romani anche di alto lignaggio, il più famoso certamente Giulio Cesare ma anche poeti di fama come Marziale.
La valle era ed è percorsa da una lunga e stretta strada: l’Argileto che oggi è divisa in due e prende il nome nel primo tratto di Via Leonina e nel secondo in via della Madonna dei Monti.
Percorrendola troveremo poche vestigia di quello che fu, vale comunque la pena fare questo percorso che mantiene un’atmosfera particolare e il suo carattere popolano.
Per iniziare la nostra passeggiata, ci troveremo quindi nel punto in cui i due colli, Viminale e Esquilino, si incontrano e da cui poi inizia la stretta valle tra i quali è compresa. Senza essere proprio precisi al metro, io ho individuato questo punto in una piazza: Piazza San Martino ai Monti in cui possiamo innanzitutto ammirare una delle tante torri medioevali che costellano qua e là Roma. Si tratta della Torre dei Capocci. In realtà, la torre fu fatta costruire dalla famiglia degli Arcioni nel XII secolo, per poi diventare di proprietà della famiglia viterbese dei Capocci che la fecero diventare una cittadella fortificata con la costruzione di piccole case alla sua base che furono demolite quando ci fu la sua ristrutturazione nel XVIII secolo.
Davanti a questa più imponente ed isolata torre, ne sorge un’altra più piccola e inglobata nella Casa Generalizia delle Figlie di Santa Maria dell’Orto. Si tratta della Torre de’ Cerroni Graziani che la costruirono nel XII e XIII secolo
Questa piazza è situata proprio nella parte alta del rione Monti e sul colle Esquilino. È crocevia da cui partono varie strade, la più importante è via Giovanni Lanza ma a noi interessa una strada più defilata ma che conserva, con i doverosi distinguo, un’atmosfera più intima e che con il suo silenzio ci estranea dal caos che scorre solo pochi metri più in là: parlo di Via in Selci.
Il nome deriva dal nome “silices”, che si riferisce alla roccia con cui era
costituita la base della strada la quale che ricalca esattamente il tracciato del “Clivus Suburanus”.
Percorriamola tutta non senza però esserci prima soffermati almeno un attimo davanti a questo ingresso che appartiene all’antichissima diaconia di Santa Lucia in Silice che risale al 300 d.C. Dopo varie vicissitudini, fu accorpata ad un convento. Oggi è in completa decadenza ed è un peccato perché il suo interno fu completamente rifatto dal Borromini. Il portale d’ingresso sopraelevato rispetto alla strada è del 1800.
Giunti alla fine della piccola ma caratteristica strada che ci ha fatto quasi sentire per un po’ fuori dal tempo se non fosse stato per il numero di macchine parcheggiate, arriviamo alla confluenza di varie strade. Ci riuniamo a via Giovanni Lanza e via Cavour. Siamo in piazza della Suburra. Solo un cartello che indica l’entrata della metropolitana ci fa capire che sotto di noi c’è l’altro pezzo della piazza
.
E’ qui che, appena scesi, ci avvolge quasi all’improvviso un atmosfera diversa. Ci sentiamo quasi presi e trasportati in altre epoche. Tutto rallenta, siamo circondati da profumi e negozi che sembrano usciti dal passato
Ma non poniamo altro tempo in mezzo e iniziamo a percorrere quello che fu l’antico “Argiletum”. E’ come ce lo aspettavamo, stretto e incassato fra i due colli Viminale e Esquilino.
A destra della piccola piazza troviamo infatti la via Urbana. Il nome deriva da Papa Urbano che nel XVII secolo la ampliò e la ristrutturò completamente. Questa strada segue quello che in antichità fu il tracciato del “Vicus Patricius”. Il nome ci fa capire come, confermando quanto detto prima, queste salite fossero abitate dai ricchi e più abbienti nelle loro ville.
Il Vicus Patricius conduceva dall’Argiletum fino a Porta Viminalis che è stata individuata nel tratto delle mura Serviane che troviamo nella Piazza dei Cinquecento, antistante alla Stazione Termini.
Il percorso dell’Argiletum che ora si chiama in questo tratto Via Leonina, inizia subito dopo la piccola piazza
Dopo pochi passi eccoci ad un’altra salita, ben più famosa forse perché questa ci porterà sulle pendici del colle Esquilino e più precisamente su una delle sue propaggini appartenenti all’antichissimo septimontium, il Colle Fagutale: E’ la salita dei Borgia.
Vale davvero la pena di percorre questa scalinata che ci porterà, dopo aver attraversato la sovrastante via Cavour, in vista della piccolissima galleria preceduta anche questa dalla seconda parte della scalinata.
Il nome attuale lo si deve al fatto che la scalinata, arriva con la sua ultima parte a passare sotto al palazzo che fu dei Borgia. In passato però questa salita era detta “Vicus Sceleratus” poiché la leggenda racconta che proprio qui Tullia, figlia di Servio Tullio, passò con il cocchio sul cadavere del padre.
Passati sotto alla galleria ci troviamo nella piazzetta antistante una delle chiese più famose di Roma: San Pietro in Vincoli.
Per la nostra passeggiata è un po’ fuori dal percorso ma non si può passare di qui e rinunciare a fare almeno una fugace visita al suo interno
Ci soffermeremo in altra occasione sulla quantità incredibile di reperti che essa contiene, per ora soffermiamoci solo davanti alla statua del Mosè di Michelangelo che da sola varrebbe un viaggio di migliaia di Km.
Ma torniamo sui nostri passi per continuare il nostro percorso. Dopo poco l’inizio della scalinata, ci troviamo ad un incrocio con una strada importante, Via dei Serpenti. Questa strada ha la particolarità di congiungere il fondo valle, in cui corre l’Argiletum, con le pendici del colle Viminale e da qui con il Quirinale dal lato destro, mentre dall’altra con il Colle Celio.
Proprio all’incrocio fra le due direttrici, troviamo la chiesa di Santa Maria ai Monti. Ove sorge ora la Chiesa, vi era un convento di Clarisse.
Dopo l’abbandono da parte delle suore, il convento divenne rifugio di senza casa che lo adibirono ad abitazioni e addirittura a ripostiglio di generi vari. Leggenda vuole che un giorno del 1579, il convento fosse scosso come da un terremoto, poi si udì una voce che implorava di “non far del male al bambino”. Nessuno capì finchè non fu trovato un affresco di una madonna con bambino a cui fu attribuita la voce. Da quel momento il luogo fu meta di pellegrinaggio essendo diventato un luogo miracoloso. Questo convinse il Papa Gregorio XIII, a farvi costruire una chiesa dando incarico a Giacomo della Porta. Quella che possiamo oggi ammirare, è una chiesa a navata unica con cappelle laterali, e sull’altare si trova l’immagine miracolosa della madonna con bambino.
Prima di continuare sul tracciato dell’Argiletum, che da qui prenderà il nome di Via Madonna dei Monti, percorriamo un brevissimo tratto di Via dei Serpenti per arrivare alla Piazza della Madonna dei Monti.
Questo piccolo e caratteristico slargo che si apre su un fianco della chiesa, è caratterizzato da una fontana che è meta, durante la pausa, degli studenti della vicina università. Presente sulla piazza, anche una piccola chiesa dedicata ai santi Sergio e Bacco, ufficiali e martiri romani per la fede.
Ma quello che caratterizza davvero questa piccola piazza è l’aria che vi si respira. Qui si può davvero trovare tutta l’atmosfera di una Roma che resta sempre uguale a sé stessa. Nonostante tutto sembra che i secoli che passino senza toccarla, senza che la riguardino
Ripercorriamo i pochi metri che ci separano da via di Santa Maria ai Monti e riprendiamo la nostra passeggiata. Subito dopo l’ingresso della chiesa, troviamo incastonati nel muro dei bassorilievi in cui si ricordano gli abitanti del Rione Monti, morti durante la Prima Guerra Mondiale. Da notare i vessilli dei fasci littori e sulla base il simbolo del Rione: tre monti stilizzati, ripetuti tre volte
Subito dopo ecco l’ingresso della facoltà di architettura di Roma Tre.
Questo antico palazzo del ‘600 che prende il nome dalla via, oltre ad essere sede della facoltà ha un cortile importante perché al suo interno è situata una fontana artistica anch’essa risalente al XVII secolo
Usciamo dal cortile e proprio lì vicino c’è una delle stranissime attrazioni della Roma nascosta, la “Casetta a Monti”
Questa piccola palazzina ricoperta di rampicanti, sembra un viso con i suoi occhi che si aprono sulla piazzetta antistante, oggi è sede di un piccolissimo bar ma che in passato, come denuncia chiaramente il suo retro, era una chiesetta.
Riprendiamo la nostra camminata lungo la stratta strada in cui si aprono negozietti caratteristici dei tempi,
Vicini ad altri senza tempo. Angoli che si aprono improvvisi e che rivelano la vocazione turistica, pronti ad accogliere avventori con quel fascino e quell’accoglienza che solo Roma sa riservare.
Ogni angolo riserva visioni particolari. Stradine che se percorse ci porterebbero in luoghi conosciutissimi come questa che si inerpica in salita
sulle pendici del Quirinale,
fino a Largo Magnanapoli con la famosa Torre delle Milizie, la Torre di Pisa di Roma. Il suo nome non deriva come si potrebbe pensare per essere sede militare ma solamente perché nei suoi pressi potrebbe esserci stato un acquartieramento, cosa per altro mai dimostrata. Fu edificata nel XIII secolo da parte della famiglia Conti. Nel 1349, a seguito del violento terremoto che scosse Roma, la torre inizio a pendere fermandosi come la vediamo ora.
Alla fine del secolo, l’ultimo piano dovette essere abbattuto perché pericolante, dandole l’aspetto finale che oggi possiamo ammirare anche e soprattutto dall’interno dei Mercati Traianei
Tornando verso l’Argiletum, incontriamo una strada stretta e parallela a quest’ultimo che nulla avrebbe di molto particolare, se non la presenza di un caratteristico mercato rionale ancora in esercizio. Uno degli ultimi che si possono trovare a Roma tra quelli risalenti al periodo fascista.
Torniamo sui nostri passi e proseguiamo lungo via della Madonna dei Monti fino ad arrivare ad una piccolissima piazzetta in vista dei Fori e del Campidoglio
Arrivati qui, abbiamo due possibilità e noi sfrutteremo sia l’una che l’altra.
Andando a destra arriveremo a Piazza del Grillo
Qui troviamo il Palazzo dei Marchesi del Grillo. Famiglia che è stata resa famosa dal film su uno dei suoi rappresentanti più illustri, quel tal Marchese del Grillo che alcuni storici hanno individuato in Onofrio, famoso per le sue burle, alcune storicamente accertate, altre invece che hanno avuto una buona dose di leggenda da parte del popolo.
Se passassimo sotto il suo arco, la salita ci condurrebbe all’ingresso dei Mercati di Traiano dai quali potremmo vedere la sua Torre
Tornando indietro indietro invece e passando davanti ad una piccola casa risalente al sedicesimo secolo e che oggi è sede di un centro anziani,
La costeggiamo e usciamo su Largo Corrado Ricci, una piazza importante perché divide in due la Via dei Fori Imperiali e che si colloca a metà strada fra il Colosseo e P.za Venezia.
Questa piazza, oltre ad essere il terminale di Via Cavour che è una delle direttrici più importanti del centro storico, perché unisce Via dei Fori Imperiali con la Stazione Termini, è sede di un’altra delle Torri più importanti fra le tante che costellano la Roma medioevale: la Torre dei Conti di Segni. Fatta costruire nel 1207. Originariamente era alta il doppio dei 29 metri attuali.
In seguito ai vari terremoti che si sono succeduti a Roma nel XIV secolo, la parte superiore divenne instabile e fu demolita.
Siamo così arrivati al termine della nostra breve ma intensa passeggiata che ci ha fatto percorrere una zona molto affascinante di Roma e che attraverso i secoli, pur cambiando il suo aspetto, ha però mantenuto il suo spirito popolano originario. Ci sono però due curiosità che non possono essere dimenticate. Per vedere la prima dovremo fare un breve tratto di Via dei Fori Imperiali verso P.za Venezia fino ad arrivare davanti al Foro di Cesare. Affacciandoci per ammirare il Foro, potremo vedere davanti a noi un altissimo muro risalente al periodo imperiale. Questo muro fu costruito come frangifuoco per i continui incendi cui era soggetta la Suburra. La sua particolarità è che fu concepito per restare in piedi senza che fra i suoi mattoni ci fosse malta. Solo la perfezione degli incastri permette a questa incredibile costruzione, di resistere ancora dopo tanti secoli.
Per vedere l’ultima delle curiosità che ci aspettano dovremo entrare all’interno dei Fori Imperiali. Oggi questi, sono divisi dal Foro Romano a causa della costruzione di Via dei Fori imperiali ma che un tempo erano continui.
Qui avremo la possibilità di vedere il luogo esatto dove l’Argiletum arrivava. Esattamente vicino alla Curia e proprio ove da secoli sono le tre piane sacre ai Romani: il fico, la vite e l’ulivo.