ITINERARIO
Capo di Bove – Percorso sulla Via Appia antica fino al IV miglio – Villa dei Quintili
Riprendiamo il nostro cammino e dopo poche decine di metri arriviamo ad un ingresso che dà accesso ad uno dei siti più importanti del percorso: il complesso di Capo di Bove.
Lo strano nome deriva da quello dato dalle sculture raffiguranti teste di bue che ornano la vicina tomba di Cecilia Metella. Fino al 2002, questo complesso di 8500 mq. era di proprietà privata (?) ma il Ministero dei beni culturali, avvalendosi del diritto di prelazione lo acquistò. Dall’anno successivo iniziarono gli scavi che portarono alla luce i resti di terme risalenti al II secolo e da varie costruzionisovrapposte che ne segnano lo scorrere dei secoli e le diverse destinazioni. In antichità tutto il complesso e le campagne circostanti, appartennero a Erode Attico e ad Annia Regilla, nomi che ritroveremo spesso passeggiando ancora per queste zone in altre occasioni. Nel 1302 tutta la zona venne acquistata dai principi Colonna che ne fecero una delle loro tenute.
La prima cosa che si incontra entrando nel complesso, sono le terme che sono abbellite da mosaici
Poco oltre troviamo le costruzioni del centro in cui si trova il museo e le sale per le conferenze
In cui sono illustrate le fasi per la rinascita del Parco, dovuta al compianto e già nominato Antonio Cederna
Lasciamo ora Capo di Bove e ci inoltriamo sulla Via Appia Antica più esterna che ci porterà ad attraversare un tratto di campagna romana ancora quasi incontaminata salvo le residenze private che ancora e purtroppo in gran numero la costeggiano. Bisogna pur dire che queste ultime non hanno stravolto il paesaggio restando quasi invisibili a chi percorre la strada.
La via Appia da qui in poi è un susseguirsi di tombe e sepolcri. Non potendo per legge essere sepolti entro il pomerio, chi voleva essere ricordato cercava essere seppellito in luoghi ove il suo ricordo potesse restare per sempre. Dove quindi meglio delle vie consolari? La via Appia tra queste, ne ha accolti davvero tanti e durante il nostro cammino ne incontreremo una quantità incredibile ma solo di alcuni farò menzione. Ad esempio del liberto Marco Servilio Quarto che, come si evince da una scritta, fu costruita a sue spese.
Poco oltre eccoci al cospetto di questo mausoleo rotondo. Ha una camera interna a volta e quattro nicchie destinate ad accogliere altrettanti sarcofaghi.
Continuiamo fino alla tomba di Sesto Pompeo Giusto.
Seguita da quella di Ilario Fusco, particolare il bassorilievo dei cinque defunti. Pratica comune nell’età repubblicana
Molte altre potrebbero essere ricordate mi limito alle più caratteristiche. Tra queste i sepolcri a tempietto.
Poco oltre, il sepolcro che secondo la tradizione, accoglie le spoglie degli Orazi e dei Curiazi che qui combatterono secondo la leggenda la battaglia che vide gli Orazi, in rappresentanza della nascente potenza romana, vincere contro i curiazi, rappresentanti di Alba Longa che con quesrta sconfitta dovette non solo cedere il primato tra le città del çazio centrale ma che fu assorbita e soggiogata, divenendo colonia.
E ancora la fotografatissima tomba a piramide
Molte, anzi moltissime le ho tralasciate perché vi invito come sempre a fare la “vostra” passeggiata per scoprire il fascino e la bellezza pura di questi luoghi ma pur nella consapevolezza delle tante lacune, l’ultima di cui voglio fare menzione è questa torre medioevale di avvistamento risalente al XII secolo
Siamo ben oltre il quarto miglio e siamo arrivati quasi ai confini del comune di Roma. Sembra di essere in aperta campagna e invece a pochi chilometri da noi, sia sulla destra che sulla sinistra, la città continua nel suo eterno tourbillon.
Possiamo quindi tornare sui nostri passi ma non pensiate che questo enorme parco cittadino abbia esaurito le sue sorprese, anzi stiamo per entrare in un luogo incredibile. Talmente vasto che quando furono portati alla luce i primi resti, si pensò ad una città satellite di Roma. Altro non era invece che una enorme villa con possedimenti: la Villa de Quintili.
LA VILLA DEI QUINTILI
Situata tra il quarto e il quinto miglio dell’Appia Antica, la Villa dei Quintili si estende tra la suddetta e l’odierna Via Appia Nuova. Insieme a Villa Adriana, nei pressi di pressi di Tivoli, è la più grande tra le ville conosciute del suburbio romano, talmente vasta che fu chiamata per lungo tempo “Roma Vecchia” credendo fosse il primo nucleo della città eterna. Sorge infatti nei presi di quello che ancora oggi, è considerato il luogo dello scontro tra Orazi e Curiazi.
Si sa per certo che questa villa venne costruita dai due fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Valerio Massimo, a partire dal 130 d.C. per il ritrovamento di alcune fistule di piombo con impresso il loro nome. Erano questi, due fratelli di nobili e ricche origini. Ricchissimi anch’essi, divennero consoli nel 151 d.C.
Benvoluti dagli imperatori Antonino Pio e Marco Aurelio, non fu così con la salita al potere dell’Imperatore Commodo il quale, avido delle loro ricchezze, li accusò, non si sa quanto giustamente, di cospirazione. Furono di conseguenza giustiziati e i loro beni, compresa la grande proprietà sull’Appia, confiscata e annessa ai beni imperiali.
Attraverso i secoli, la proprietà passò di mano in mano dai Gordiani a varie congregazioni religiose che la spogliarono delle statue e marmi di ogni genere, tanto che l’estesa tenuta fu nominata “Statuario”.
Le statue e tutta l’enorme quantità di beni rinvenuti, sono oggi sparse in tutti i musei del mondo e solo una piccola rappresentanza è rimasta nella costruzione all’ingresso sulla Via Appia Nuova.
La villa oggi si estende per circa 24 ettari ma recenti scavi hanno appurato che la sua estensione è ben maggiore avendo trovato testimonianze anche nelle tenute confinanti con questa.
Per accedere. Dobbiamo tornare indietro per qualche centinaio di metri ove troviamo, proprio sul bordo dell’Appia Antica, un grande ninfeo che ci annuncia l’ingresso all’enorme tenuta.
Rimaneggiato attraverso i secoli con sovrastrutture medievali tra cui si può riconoscere la base di una torre di avvistamento.
Pochi passi ancora ed eccoci nel cortile del Casale di Santa Maria Nova che è l’accesso secondario, il principale è sulla via Appia Nuova, alla grande Villa. Converrà soffermarci un attimo sulla storia e sul presente di questo casale.
E’ stato acquisito dallo Stato nel 2006 dopo 10 anni in cui, il totale abbandono, lo sveva ridotto a un rudere e a ricovero per poveri e clandestini. Completamente ristrutturato, è oggi sede di importanti mostre ed è costituito da un corpo principale di un casale medievale e di una torre di avvistamento. Al suo interno è molto curato e il giardino esterno è meta di visitatori e persone che cercano qui iìun luogo di pace e tranquillità.
Lasciamoci alle spalle il bellissimo sito con la tomba a piramide che abbiamo già visto dall’esterno,
Ed inoltriamoci nei grandi spazi della tenuta appartenente alla Villa. La prima costruzione che incontreremo, è una grande cisterna, detta cisterna Piranesi dal nome dell’architetto che ne disegnò la pianta. Nel medioevo fu convertita a ricovero per animali ed oggi è stata ristrutturtata e attraverso una scala è possibile salire sulla sua volta a botte da cui ammirare a 360° la grandezza e a vastità del sito
Da qui, in fondo alla tenuta, si scorgono già le costruzioni della villa
Prima di visitare la parte principale della villa, è importante però soffermarsi prima sui molti resti che possono darci un’idea più precisa del fasto e della ricchezza del sito archeologico a partire dal muro che è quel che resta del portico sud e che delimitava il grande giardino di rappresentanza.
Sullo sfondo si intravvede il grande ninfeo e il tracciato della via Appia Antica. Percorriamo per un tratto il muro fino ad arrivare al braccio di un acquedotto fatto giungere qui per rifornire una grande e seconda cisterna di approvvigionamento
E’ giunto il momento di far visita alla grande Villa. Per farlo, costeggiamo il muro che costituiva uno stadio con vicino ippodromo,
La Villa era costituita da un grande nucleo residenziale e di rappresentanza
Vicino al quale era il settore strettamente privato in cui spicca il
cortile ancora ben conservato con i suoi pavimenti di marmo.
Al suo fianco le due grandi costruzioni delle terme con il calidarium e il frigidarium
Poco più in là un piccolo anfiteatro adibito a rappresentazioni.
Entrando negli edifici si può apprezzare la grandiosità degli ambienti e il loro fasto
Discendiamo la piccola collina su cui l’imponente villa è posta, per avviarci all’uscita posta sulla Via Appia Nuova.
Già da qui si può ammirare l’estensione e la vastità de sito che nella sua parte più bassa, comprende anche un piccolo affluente del Fiume Almone che abbiamo già incontrato nella prima passeggiata. Attraversatolo con un piccolo ponte,
ci volgiamo un istante per ammirare da qui gli imponenti resti
Prima di arrivare a due costruzioni di servizio ben immerse nel contesto
E in quella che funge da piccolo museo in cui si possono ammirare i resti ancora rimasti del grande patrimonio che qui fu trovato e asportato.
Il più rappresentativo è una statua raffigurante Giove seduto su una roccia
Ormai si è fatta sera. Siamo al tramonto e dopo la lunga ma appagante passeggiata, siamo quasi al tramonto, un ultimo sguardo, un’ultima foto per fissare negli occhi e nella mente un ricordo che non ci lascerà più